Apparato psichico

La Depressione nel Cognitivismo e in Gabbard

Depressione nel Cognitivismo e in Gabbard
Scritto da Adriano Legacci

Fattori terapeutici aspecifici: la Depressione nel Cognitivismo e in Gabbard

L’articolo precedente si concludeva con alcune prime riflessioni neuro-scientifiche applicate all’Inconscio, dibattito necessario se si vuole modernizzare i sistema di Pensiero psicoanalitico nel XXI° Secolo, questo invece cercherà di presentare un esempio di fattori terapeutici aspecifici nella cura della Depressione nel cognitivismo ed in Gabbard. Egli sostiene che attualmente uno degli obbiettivi principali della psicoterapia dinamica sia cambiare i nessi associativi inconsci. Questo obbiettivo è anche un fattore aspecifico. Chiaramente l’autore non pensa che vadano cambiati tutti i circuiti ed i nessi del sistema psichico inconscio-implicito.

Bisogna intervenire in particolare su quelli che scatenano brutte emozioni, attivano resistenze e difese, non permettono alla persona di interagire positivamente col mondo. Per far ciò è importante aiutare il paziente a fare associazioni d’idee, permettergli di vivere ed esprimere verbalmente il flusso di pensieri che viene dall’Inconscio, per quanto ciò non sempre sia possibile, soprattutto con i pazienti più gravi, fra i quali capita spesso di non poter arrivare al “livello associativo”. Una volta modificati i sistemi neuronali dove “circola” l’Inconscio, gli studi evidenziano come il paziente sia pronto ad emettere associazioni che possono modificare il sistema esplicito dell’Io cosciente.

Rimane quindi da capire quali nessi associativi bisogna cambiare nello specifico, quali tasti toccare. Lo studio dei fattori aspecifici ha rilevato come sia importante cambiare i nessi riguardanti il rapporto emozioni-rappresentazioni e i nessi dei desideri inconsci.

La Depressione nel Cognitivismo e in Gabbard. Prime considerazioni

Il terzo nesso associativo da cambiare riguarda invece i convincimenti patogeni inconsci, ossia il convincimento per esempio che tutto comunque andrà male anche quando si proverà a fare qualcosa di buono; questo aspetto specifico è stato individuato anche negli studi della Depressione nel cognitivismo. Gabbard cita questo terzo tipo di nesso associativo da cambiare perché esso è anche uno dei passaggi clinici più significativi individuati da più correnti.
É stato notato sia da Gabbard che nel cognitivismo che la Depressione presenta un particolare tipo di convincimento negativo cronico, interno alla persona: la ruminazione, ossia un pensiero fisso che si presenta alla mente del paziente con una depressione, il quale è convinto che non riuscirà mai a far niente. In entrambi gli approcci si nota come nella depressione ci siano dei circoli viziosi, delle spirali di pensieri negativi che progressivamente risucchiano la persona e la sua vita verso il basso ed il negativo, spirali che è fondamentale fermare il prima possibile. Ecco cosa è riportato nel testo del Gabbard, a pagina 125:

“Nonostante la mancanza di un esplicito fondamento teorico, noi pensiamo che la maggior parte degli analisti e dei terapeuti analitici richiamino di solito l’attenzione dei pazienti depressi al modo in cui essi si rimproverano coscientemente, si aspettano il peggio, disconoscono le loro capacità e così via. Anche se il fare così di per se stesso è improbabile che cambi i nessi inconsci, può ben aiutare a fermare le spirali di autodistruzione e permettere ai pazienti di prendere decisioni per una vita migliore, il che può a sua volta condizionare la loro futura felicità.”

La Depressione nel Cognitivismo e in Gabbard. Il punto di vista del cognitivismo

Ecco cosa invece riporta un manuale clinico ispirato al cognitivismo:

“La teoria della Self-efficacy di Bandura (1996), sottolinea l’insieme di convinzioni che le persone hanno riguardo alle proprie capacità di organizzare ed eseguire azioni necessarie al raggiungimento dei propri scopi, evidenzia come chi ha un basso livello di di Self-efficacy tenda a reagire in modo peggiore ai propri fallimenti, a presentare sintomi depressivi di fronte alle difficoltà della vita e poco senso di controllo in funzione della scarsa efficacia attribuita alla propria capacità….Sono queste modalità disfunzionale la causa principale della psicopatologia e quindi il focus del trattamento” (pag 203-205, La Mela, 2016).

Quindi sia in Gabbard che nel cognitivismo la Depressione può essere curata attraverso un comune fattore terapeutico aspecifico: l’intervenire sulla ruminazione del paziente, al quale bisogna far notare il pensiero negativo e ripetitivo della depressione, al fine di provare col tempo a padroneggiarlo e fermarlo, pena il perpetuarsi della spirale depressiva. Gabbard afferma che tali pensieri consci da soli non potranno cambiare i circuiti inconsci della psiche, ma essi comunque possono amplificare le emozioni, condizione preliminare per il cambiamento inconscio. La Depressione nel cognitivismo ed in Gabbard viene curata quindi a partire da questo fattore aspecifico, che diventa un intervento-tecnica capace nel suo piccolo di integrarsi nel modello psicoanalitico, aggiornandone la “modernità” nella cura di questo tipo di problematiche.

La Depressione nel Cognitivismo e in Gabbard. Bibliografia

:: Glen O. Gabbard, Drew Westen, “Ripensare l’azione terapeutica”, “gli argonauti”, N° 101, Giugno 2004

:: Carmelo La Mela (2016), I protocolli clinici della terapia cognitivo-comportamentale, Maddali e Bruni Editori

Sull'Autore

Adriano Legacci

Già direttore dell'equipe di psicologia clinica presso il poliambulatorio Carl Rogers e l'Associazione Puntosalute, San Donà di Piave, Venezia.
Attualmente Direttore Pagine Blu degli Psicoterapeuti.
Opera privatamente a Padova e a San Donà di Piave.
Psicoterapia individuale e di coppia.
Ansia, depressione, attacchi di panico, fobie, disordini alimentari, disturbi della sfera sessuale.
Training e supervisione per specializzandi in psicoterapia

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