Psicologia delle masse

La resistenza nella psicologia delle masse

La resistenza nella psicologia delle masse
Scritto da Adriano Legacci

La resistenza come aspetto del compito. Il sabotatore e il leader del progresso nella psicologia delle masse

Nella sua opera “Ideologia gruppo e famiglia”, Bauleo spiega il ruolo della resistenza nella psicologia delle masse.

“Durante il funzionamento del gruppo, sorgono anche altri tipi di problemi, definiti con il termine ‘resistenza’, in quanto non sono altro che il manifestarsi delle paure della perdita e dell’attacco, le quali impediscono lo svolgimento del tema.
Tali resistenze si manifestano attraverso due sottogruppi: uno si occupa della cospirazione, e il suo leader è il sabotatore; l’altro, il sottogruppo del progresso, si incarica di portare avanti il lavoro del gruppo, e il suo è il leader del progresso. In seguito vedremo che il coordinatore, tramite l’interpretazione, cercherà di unificarli. Ambedue i leader, da prospettive diverse, manifestano in modi diversi gli aspetti del compito” (Bauleo A., 1974:41).

Diana Litovski De Eiguer e Alberto Eiguer, a supporto di Bauleo, esemplificano il concetto di resistenza nella psicologia delle masse con una metafora scacchistico teatrale:

“Il sottogruppo bianco cerca di salvare qualcosa di molto importante che è sovente l’amore (il transfert positivo). L’altro sottogruppo -il nero- prepara l’insidia al precedente e qualche volta questo contrattacca preparando una controinsidia (tutto ciò costituisce la strategia, la tattica, la tecnica e la logistica (…).) Tutto come nella tragedia: le peripezie tra bianchi e neri si susseguono, si intrecciano, si complicano fino a che la situazione si chiarisce (…). Pichon-Rivière parla dell’improvvisa chiarificazione (…) insight”.

Un ‘deus ex machina’, mi verrebbe da dire, “che permette di comprendere come una grande rivelazione ciò che è successo”.

“Tanto il gruppo che desidera il cambiamento (il gruppo bianco, il gruppo del progresso) tanto quello che lo rifiuta (gruppo nero, del sabotaggio) per Pichon-Rivière rappresentano aspetti differenti di un desiderio comune. È fondamentale che il coordinatore possa chiarire che, per quanto sia reale che esiste un leader del progresso e un leader sabotatore e che tutti e due trovano appoggio nei rispettivi sottogruppi, questi rappresentano parti distanti tra di loro, ma sono due parti di una stessa totalità (…); deve mostrare che cioò che è loro comune, ciò che li lega, è la contraddizione, senza che importi tanto chi è che prende in carico l’una o l’altra parte della contraddizione” (Litovski De Eiguer D., Eiguer A.).

Necessario interscambio –ma non annullamento- della leadership

“In più di un’occasione si è osservato che l’una e l’altra delle leadership era assunta sempre dagli stessi individui; anche questo costituisce dunque un problema di stereotipo” (Bauleo A., 1974:41).

“Possiamo (…) dire che un gruppo funziona quando il ruolo di leader è sostenuto da tutti i membri. Se non c’è rotazione di leadership e queste sono fisse, ne può derivare lo scontro dei due sottogruppi (che peraltro) indicano aspetti del compito.
[Da questo deriva] la necesssità della rotazione della leadership, ma non il suo annullamento” (Bauleo A., 1974:41).

La resistenza nella psicologia delle masse. Leadership e teoria dell’emergenza

Riguardo la resistenza nella psicologia delle masse è importante definire il concetto di leader rispetto alla figura dell’emergente.

“Siamo così vicini alla teoria dell’’emergenza’ che è legata a questi problemi. Il cosiddetto emergente è ciascun elemento in grado di dare alla situazione un certo significato. È quasi un segnale, un indicatore di ciò che accade (…); può essere chiamato emergente un sintomo, un situazione, un gruppo, ecc.(…)”.

“A livello di gruppo, l’emergente (…) si riferisce in modo più specifico all’individuo che con il suo manifestarsi denuncia la situazione dominante”.

“Per questa ragione Pichon-Rivière lo definisce anche ‘portavoce’, nel senso che esso esprime ciò che succede in un determinato momento e inoltre indica che la circostanza in base alla quale è un determinato soggetto e non un altro ad assumere quell’atteggiamento si collega a problemi di verticalità e di orizzontalità (…). Se ne deduce che l’emergenza sarebbe la risultante dell’aspetto individuale e di quello proprio del gruppo in un dato momento. Si desume il rapporto esistente tra leadership ed emergenza e si comprende come la possibilità di evitare la stereotipia nelle leadership dei ruoli di sabotaggio e progresso consista nel rendere esplicite le condizioni che li rendono possibili” (Bauleo A., 1974:42).

Leadership, coordinazione, osservazione

(Laddove) “i membri parlano delle proprie emozioni, queste vanno osservate a distanza da qualcuno. E qui si entra nell’ambito della distanza a cui va svolta la coordinazione (ossia il ruolo del coordinatore-osservatore)”.

“Il coordinatore si incarica del rapporto del gruppo con il tema specifico. Vale a dire che il lavoro del coordinatore-osservatore non è quello del gruppo, ma consiste nell’inquadrare il nesso gruppo-compito”.

“Da ciò si deduce che il coordinatore-osservatore si trova decentrato rispetto al gruppo e alla sua finalità (…). Per collocarsi a distanza, il coordinatore deve sapere che la sua funzione non è quella di leader del gruppo e, sebbene il gruppo in un primo momento lo consideri tale, egli dovrà rifiutarla (sic) cosicché gli altri cercheranno di assegnarlo (sic) a qualcuno. Qui appare chiara la differenza tra la corrente nordamericana che sostiene il contrario e noi”.

“Noi basiamo la nostra posizione sul fatto che il coordinatore non deve essere il leader del gruppo perché in questo caso si arriverebbe ad una simbiosi tra i due, dato che il gruppo ha bisogno di tali guide per poter pensare situazioni da diverse angolazioni (…)”.

“I discepoli di Lewin hanno compiuto una classificazione dei vari tipi di leadership, definendola autoritaria, democratica e laissez-faire. A tale classificazione, noi aggiungiamo un valore ideologico, visto che essa risponde ad una struttura patriarcale della conduzione del gruppo”.

“Il leader ha come compito quello di adempiere ad una finalità rotatoria che consiste nell’assumere implicitamente l’organizzazione più ce il compito del gruppo. Detto in altre
parole, al leader tocca una certa funzione nel gruppo, ma si trova fuso con esso, e pertanto la sua funzione è completamente vincolata al movimento del gruppo. (Questo e’ stato detto anche da Bion quando, riferendosi ai presupposti di base, sosteneva che questi ultimi erano strutture inconsce di gruppo, ciascuna con un proprio leader)”.

Soltanto qualcuno dal ‘di fuori’ è in grado di cogliere il rapporto tra leader e gruppo, cioè qualcuno che ha il compito di osservare l’attività del gruppo che pratica i propri obiettivi.
Per questa ragione, confondere leadership con coordinatore, significa perdere di vista le funzioni di entrambi i livelli ai quali esse si sviluppano” (Bauleo A.,1974: 111-113).

Sull'Autore

Adriano Legacci

Già direttore dell'equipe di psicologia clinica presso il poliambulatorio Carl Rogers e l'Associazione Puntosalute, San Donà di Piave, Venezia.
Attualmente Direttore Pagine Blu degli Psicoterapeuti.
Opera privatamente a Padova e a San Donà di Piave.
Psicoterapia individuale e di coppia.
Ansia, depressione, attacchi di panico, fobie, disordini alimentari, disturbi della sfera sessuale.
Training e supervisione per specializzandi in psicoterapia

Lascia un commento